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Il Nikkor AF-DC 135mm è una delle ottiche più interessanti dell'intero catalogo della famosa casa giapponese e ( mi sentirei di affermarlo) non solo di essa. Le sue caratteristiche tecniche, ed il brevetto esclusivo Nikon, lo pongono ai vertici della categoria. Non per nulla è chiamato il "Re del bokeh".

Presentato per la prima volta alla Photokina nel 1990, cinque anni più tardi ne è stata realizzata una seconda versione contrassegnata dall'informazione della distanza (D), dall'attivazione più rapida dell'autofocus (tecnologia RF, che sta per Rear Focus) e lenti sottosposte al trattamento NSIC.

La prima cosa che andrebbe detta, parlando di quest'obiettivo, è
che la sigla DC sta per Defocus Image Control, ovvero controllo
dello sfocato, progettato dall'ing.Yanagisawa-San della Nikon.
Questa caratteristica, chiaramente riportata sulla ghiera posta alla sommità dell'obiettivo in prossimità della lente frontale, consente
di agire sul contributo dello sfocato esaltandolo in varia misura
sia nei confronti dello sfondo (R = Rear) che del primo piano (F = Front).
Per operare in un verso o nell'altro , una volta premuto il
pulsantino di sblocco,
bisogna ruotare l'anello con i valori DC nel
senso voluto . E' necessario operare sulla ghiera del defocus
PRIMA di mettere a fuoco il soggetto, non dopo, altrimenti si defocalizzerà la messa a fuoco.
Se l'anello del controllo DC viene lasciato nel punto neutro, non si realizzeranno esaltazioni particolari ma si opererà in modo assolutamente standard. Girare la ghiera provoca un micrometrico
slittamento dei gruppi di lenti interni nell'ordine di qualche decimo di millimetro, calcolato per ottenere l'effetto plastico del bokeh.

Va tuttavia tenuto presente che, lo già lo standard di quest'ottica
è decisamente superlativo con un bokeh che mozza il fiato.
Per chi non lo sapesse ancora, bokeh è un termine derivante dal
vocabolo giapponese boke (sfocatura); oramai entrato nell'uso
comune identifica il "contributo dello sfocato" nella fotografia.
135dc
L'unico problema è che l'effetto sfocatura NON è visibile nel
mirino della fotocamera, ma a posteriori. Altro piccolo neo,
segnalato da quelli che chiamo "farmacisti" nei forum è la
presenza di una leggerissima  CA (aberrazione cromatica)
e la mancata stabilizzazione.
Personalmente considero la stabilizzazione un regalo della
modernità. Chi fa foto da decenni non può considerarla
una discriminante per giudicare la qualità ottica di un obiettivo.
In contropartita le immagini realizzate con quest'ottica
evidenziano un fascino e una resa generale che sa di un
pulito e di un nitore come quello del bucato fresco di una
volta, senza bisogno di sbiancanti ottici.

Una erronea interpretazione, originata dalla parola defocus, ha
creato nell'immaginario collettivo di molti la convinzione che
l'ottica non sia un granché in termini di incisione.

La realtà è esattamente contraria. L'obiettivo ha una risoluzione
straordinaria e la capacità di restituire i dettagli con una fedeltà
che lascia a bocca aperta. Un'ottica quindi di elevatissima qualità
per chi cerca immagini di grande impatto e finezza.
La sua progettazione è stata finalizzata a dare il meglio di sé nella
ritrattistica, dove lotta alla pari col mitico Nikkor 85mm 1,4 grazie
alla sua specializzazione nella gestione del bokeh.

Rispetto all'85mm permette di essere un poco più lontani dal
soggetto e di poter essere utilizzato quindi in riprese di
dettagli paesaggistici o urbani.

Il 135mm AF-DC ha un fratellino minore: il 105mm AF-DC
uscito nel 1993 nonostante entrambe le progettazioni siano coeve.

Lo schema ottico comprende 7 lenti in 6 gruppi, più un disco posteriore di
vetro a tenuta di polvere.
Angolo di campo 18° (che
nel formato DX  diventano 12° per
una lunghezza focale di 202mm circa) e distanza minima di
messa a fuoco 110 cm. Passo filtri 72, paraluce incorporato (vedi foto),  peso 815gr e dimensioni 79mm x  120mm.
Diaframmi da f:2 a f:16.
Un mix di metallo e vetro per una solidità  allo stato puro.
135dc

Qualcuno l'ha definito la Ferrari delle ottiche, probabilmente
spingendosi al limite dell'iperbole per l'entusiasmo generato
dalla fine plasticità delle immagini prodotte.

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La cosa che lascia stupefatti i veri intenditori è che questo
obiettivo  non è facilmente reperibile, anche perché il numero di esemplari prodotti non è stato elevatissimo. Per quanto si
trovi ancora sul catalogo Nikon, è un'impresa titanica
scovare un fotonegoziante che ne abbia un esemplare
sugli scaffali o che sia in grado di procurarlo in tempi
ragionevoli. La cosa, ci consoli, succede anche in USA, a
leggere i forum.

Commercialmente parlando oggi gli zoom la fanno da
padrone ed un'ottica fissa, per quanto specialistica e
di altissima qualità, diventa un oggetto per pochi.


E' lontanissimo il tempo in cui i fotografi se ne andavano
in giro con la famosa tripletta di ottiche (28mm, 50mm e 135mm)
e usavano preferibilmente pellicole in B/N.
I piedi sopperivano agli zoom e il Bianco e Nero non era quel
che oggi è diventato una elaborazione partorita tra i menù di Photoshop
.

E' un'ottica che serve? Dipende. Teoricamente parlando (ma
anche nell'uso pratico) il moderno zoom 70-200 VRII f:2,8 ha
tutti i numeri per assorbire l'impiego del 135mm. Pur tuttavia,
per averli provati tutti sul campo, posso dire che ogni obiettivo
ha un suo DNA esclusivo che non può essere ridotto ad aride
curve sui diagrammi. Il 135mm AF-DC f:2 è un gioiello al pari del
50mm f:1,4 e dell' 85mm f:1,4.
Obiettivi diversi ma con una qualità ottica e non che lascia in bocca il sapore delle cose buone.

S. Benvenga