www.bensaver.it L’OGGETTO DEL DESIDERIO Quando nel 1975, la Nikon presentò il primo vero zoom grandangolare fino ad allora mai realizzato, il Nikkor 28-45mm f/4,5 in grado di coprire un angolo di campo compreso tra 74° e 50°, suscitò il vivo interesse dei fotografi. L’ottica si prestava magnificamente a risolvere molte situazioni di ripresa tipiche del reportage, servizi giornalistici, cerimonie ed altro ancora. Per la prima volta i fotoreporter potevano montare sul corpo macchina un unico obiettivo sicuri di poter affrontare situazioni eterogenee. Caratteristiche tecniche:schema ottico 11 lenti in 7 gruppi;angolo di campo: 74° - 50°; passo filtri 72mm, peso 440gr, dimensioni diam.72mm x 95mm, scala diaframmi 4,5-22, distanza minima di messa a fuoco 60cm, paraluce HK-1. I numeri di serie vanno da 174011 per la versione non AI del 1975, e da 210001 per la versione AI prodotta dal 1978. La Nikon utilizzò la soluzione di due ghiere: una per regolare lo zoom, l’altra per la messa a fuoco. Nel  1984 fu introdotta la versione Zoom-Nikkor 28- 50mm f/3,5, più leggera (395gr) e con un’unica ghiera. Se per gli standard odierni il 28-45mm appare come un obiettivo per molti versi “preistorico”, va detto che per quell’epoca fu una autentica novità tecnologica. L’ingegneri della Nippon Kogaku infatti dimostrarono di aver risolto brillantemente i problemi di distorsione riducendola ai minimi termini possibili, costruendo un’ottica compatta, maneggevole e con schema retrofocus per un complesso ottico-meccanico in grado di fornire buone prestazioni generale. Oggi è un oggetto del desiderio nel mercato del collezionismo per la sua primogenitura. Nell’immagine superiore una gloriosa Nikon F con lo zoom Nikkor 28-45mm  f/4,5. Va altresì aggiunto che il progetto originale, ideato da Soichi Nakamura, risaliva all’inizio degli anni ‘70 e che non sono del tutto conosciuti i motivi per i quali la Nippon Kogaku  differì la messa in produzione di questo obiettivo per così tanti anni. Probabilmente i test di laboratorio non confortavano pienamente sotto il profilo della soddisfacente risoluzione di alcuni problemi connessi alla progettazione di uno zoom così avveniristico per l’epoca. Sappiamo che la Nikon adottò per quest’ottica vetri a bassa dispersione e che il prezzo dell’epoca non era propriamente economico, considerato che in fondo si parla di uno zoom 2x. Ma questa considerazione possiamo farla solo perché siamo a circa quarant’anni di distanza. Non va dimenticato che si parla del periodo in cui l’ammiraglia della casa giapponese era la Nikon F2. Nel 1979 la Nikon mise in produzione lo zoom Nikkor 25-50mm f/4 (un piccolo molosso di sei etti) destinato a sostituire il 28-45mm f/4,5, confermando l’abilità della sua ingegneria nella ideazioni di zoom grandangolari di grande versatilità e qualità. Tornando al nostro 28-44mm, nella versione AI, lo vediamo montato su una moderna Nikon D700 che abbiamo utilizzato per degli scatti di test. Come si potrà osservare nelle immagini (vai ai links) i risultati confermano la bontà di questo vetro. Non è stato apportato il deciso incremento della nitidezza tipico della post-produzione, quindi il microcontrasto visibile è originale, e si rileva a dispetto della non totale dimensione dell’immagine. (Tutti gli scatti sono stati fatti in RAW e convertiti in Jpg a 1600 px lato massimo con Nikon Capture Nx Il 28-45mm f/4,5 AI montato sulla Nikon D700 per i test Lo zoom 28-45mm f/4,5 appare certamente come un obiettivo non esteticamente bellissimo, penalizzato forse da una forma tozza ma che dalla sua vanta una ottima maneggiabilità e compattezza accompagnate dalla proverbiale robustezza meccanica dei Nikkor e dalla loro qualità ottica. La sua reperibilità sul mercato dell’usato non è facilissima perché essendo considerato una pietra miliare nella produzione degli zoom grandangolari è gelosamente custodito dagli appassionati collezionisti di ottiche d’epoca. Usato sulle fotocamere digitali odierne - a parte la totale manualità - sconta il basso coefficiente di moltiplicazione (2x) rispetto ai moderni zoom a cui ci si è oramai abituati. Ma le immagini (specialmente se trasformate in un rigoros BN) assicurano un crudo vintage che ha il suo fascino. L’obiettivo, dicevamo, varia la sua lunghezza focale grazie al movimento interno di alcune lenti. In pratica ci sono due gruppi che si muovono indipendentemente; di fatto accade che zoomando per portarsi dai 285mm ai 45mm il complesso di lenti anteriore arretra e quello posteriore avanza.   Un gruppo è finalizzato alla selezione delle lunghezza focale prescelta (tra 28mm e 45mm), l’altro per la messa a fuoco. Interessante notare che lo zoom manteneva la luminosità fissa  f/4,5 a qualunque lunghezza focale. Il leggero astigmatismo a 28mm può essere considerato fisiologico. Non va tuttavia dimenticato che questa aberrazione ottica è normale in siffatti zoom, anche in quelli moderni. Si è deciso di fare alcuni scatti test ai quali è possibile andare per osservare i risultati. N.1 a 28 mm: IMMAGINE TEST N.2 a 28mm : IMMAGINE TEST N.3 a 45mm : IMMAGINE TEST Infine, per apprezzare il ruvido fascino che le ottiche AI  conferiscono in modo naturale alle immagini in BN ecco uno scatto convertito in BN con Capture NX : N.4 (prova BN)  IMMAGINE TEST CONCLUSIONI: Si tratta evidentemente di un obiettivo che ha i suoi anni, la cui gloria prevalente sta nell’essere stato il capostipite di tutta la generazione di zoom grandangolari che lo hanno seguito. Ha aperto la strada ad una fascia di ottiche di cui tutti i fotografi avvertivano la mancanza, soprattutto di coloro che fanno della “street photography” il loro ambito d’azione. Ma anche dei fotografi di cerimonia, dei fotogiornalisti e di quanti necessitano di obiettivi robusti, versatili e compatti senza rinunciare alla qualità ottica. Ma, come si vede, non è un obiettivo che deve per forza essere  conservato nella teca come un reperto storico. Può benissimo essere impiegato ancora oggi con piena soddisfazione assicurando scatti perfettamente strutturati e nitidi. In un’epoca in cui i megapixel e l’esasperazione del microcontrasto donatoci dall’editing digitale affascina i neofiti, il sano contributo di immagini ruspanti restituisce il sapore amico e salutare dell’atmosfera di un antico casolare. ©   S. Benvenga