home page
135
 
Il Nikkor 80-200mm f:2,8 ha rappresentato una autentica pietra miliare nella produzione delle ottiche Nikon.
Per decenni, fino all'avvento del suo degnissimo erede, il nuovissimo 70-200 progettato per le nuove
fotocamere digitali, è stato il cavallo di battaglia di molti fotografi professionisti (e non)
.

Robustissimo, affidabile, dotato di una qualità ottica invidiabile è in grado - ancora oggi - di dire la sua.
Un obiettivo costruito in varie versioni, ma tutte di altissimo livello.


La Nikon presentò il suo prototipo di zoom luminoso nella gamma di focali tra l'80mm ed il 200mm nel 1978 al Photokina. I progettisti della Nippon Kogaku, Mizutani e Hamanishi, da tempo lavoravano alla realizzazione di uno zoom molto luminoso. Il capostipite di una lunga serie di versioni di questa fortunata quanto eccellente ottica fu prodotto in pochi esemplari. Era dotato di doppia ghiera, vetri ED, passo filtri da 86mm e un vistosissimo attacco per agganciarlo al cavalletto.
Costruito con 12 lenti in 9 gruppi, pesava 1,7kg.

Pochi anni dopo, correva il 1982, la Nikon mise in produzione una versione completamente diversa dal prototipo. A posto della doppia ghiera il sistema di zoom era a pompa: un unico grosso anello quindi che poteva scorrere per regolare la lunghezza focale
ed a sua volta girare per la messa a fuoco (one-touch). Costruito con 15 lenti in 11 gruppi, i numeri di matricola partono da 181091. Più pesante del prototipo e con passo filtri da 95mm, l'ottica era tanto imponente quanto pregevole sia per la fattura che per le prestazioni.

Nel 1987 veniva messa in produzione la serie AF-ED che ebbe tre versioni. La prima ha lo zoom sempre a pompa, il peso più ridotto (1,2kg), 16 lenti in 11 gruppi, il passo filtri scende a 77mm (e qui si fermerà mantenuto anche per le generazioni future). Robusto (non è una novità), eccellente nella qualità di immagine, si afferma presto tra i professionisti del reportage. La prima versione di questa serie ha anche un anello in prossimità della finestrella delle distanze
che consente la preselezione dello spazio di zona di messa a fuoco.
80-200
Con il 1992 viene prodotta la seconda versione D - proprio  quella mostrata nelle foto a corredo di questo articolo - per lavorare in modo ottimale con le fotocamere serie F-90 e successive. Ancora a pompa e identico numero di lenti e gruppi: 16/11. Cinque anni più tardi (1997) la terza versione viene aggiornata con il collare per l'attacco al treppiedi e trattamento NSIC delle lenti. Queste versioni dispongono di 16 lenti in 11 gruppi. La terza versione è a doppia ghiera e aumenta di peso (1.3kg).

Andrebbe aggiunto, per inciso, che già nel 1993 la Nikon, in anticipo sui tempi, produsse un prototipo dell'80-200mm AF ED VR (stabilizzato) mai però andato in produzione fino all'avvento del primo 70-200mm AFS VR avvenuta nel 2002. Va tuttavia detto che fu la
Canon (forte di molti brevetti) la prima casa a mettere in produzione obiettivi stabilizzati.

Nel 1998 la modifica è più radicale. Lo zoom resta a doppia ghiera, come il prototipo del 1978 e la terza versione della serie AF-ED, ma diventa AFS (la S sta per Silent Wawe, ovvero motore silenzioso di messa a fuoco) con il passaggio istantaneo dalla messa a fuoco manuale a quella autofocus.
afs
Questa serie, con le sue 18 lenti in 14 gruppi e diaframma a 9 lamelle, è considerata, per varie ragioni, la punta di diamante di tutta la serie 80-200mm f:2,8 prodotta nel tempo. Qualcuno stima sia perfino più nitido del 70-200 della nuova generazione.

La Nikon ha anche prodotto delle versioni meno luminose dell'80-200 (quali il leggendario f:4,5 del 1969, passo filtri 52mm sostituito nel 1981 dal f:4 con passo filtri da 62mm ed un 80-200 D a luminosità variabile f:4,4-5,6 leggero e compatto per i fotoamatori).

Di fatto però - a parte lo storico f:4,5 del 1969 a pompa - quando si parla diNikkor 80-200mm  tutti corrono con la mente alla versione f:2,8.

Dopo questa lunga cavalcata negli anni è giunto il momento di tirare le somme, alla luce del fatto che quest'ottica è andata definitivamente in pensione, soppiantata dal 70-200mm f:2,8 peraltro stabilizzato.

C'è da chiedersi se gli esemplari che possono ancora trovarsi in giro meritino, ancora oggi, una certa attenzione da chi le foto le fa e non le discute soltanto.

Nell'immagine sotto vediamo - l'uno di fianco all'altro - il "vecchio" (80-200)
ed il "nuovo" (70-200). Tra i due ci sono circa vent'anni di differenza, ma
non si vedono del tutto. Due generazioni che testimoniano la costanza
qualitativa della famosa casa giapponese.
80-200 con
                        70-200

Non molto tempo fa ho provato a fare un test comparativo ( per quanto artigianale) tra il mio vecchio 80-200mm del 1993 ed il suo erede, il
fantastico 70-200mm VRII G a quel tempo gentilmente concessomi per
le prove.

La prima cosa che ho rilevato è che, sulla lunghezza focale massima, 
il vecchio 80-200mm risulta essere più 200mm del suo giovane erede.
Non mi è del tutto chiaro il motivo, ma il 70-200mm appare quasi un
70-190mm. In tutte le immagini scattate su cavalletto, alla stessa distanza,
il vecchio obiettivo ingrandisce qualcosina di più. E si vede.

VAI AL TEST COMPARATIVO

Per quanto riguarda la risolvenza e soprattutto il cromatismo ( aggiungo che
il test l'ho fatto con una D700)  il 70-200 si comporta un filo meglio.
Soprattutto i colori mi appaiono più brillanti, probabilmente ciò è dovuto al trattamento delle lenti con nuove tecnologie.
Se si vira l'immagine in B/N ovviamente questa differenza non si rileva
sebbene permanga un microcontrasto di un filo superiore.
Non ci sono paragoni tra i due nella velocità dell'autofocus: il 70-200 è un
missile terra/aria; rapidissimo e preciso, degno figlio di un'epoca che ha
fatto della velocità d'esecuzione la sua vocazione. Praticamente si constata
la stessa differenza che c'è tra una partita di calcio disputata negli anni '70
ed una giocata oggigiorno, durante la quale il pallone ed i  giocatori
corrono a velocità tripla.
 
Resta il fatto, a mio avviso, che si sta parlando  allo scopo di dividere il
capello in quattro, più che attenersi al giudizio  generale sulla bontà delle
foto prodotte da entrambe le ottiche messe a confronto.

Infatti, se ci si attiene all'essenza della fotografia che è poi quella di
ottenere belle immagini, nitide e ben dettagliate, con un gradevole
contributo dello sfocato, il vecchio 80-200mm non sfigura affatto e
mantiene, a dispetto dei suoi anni, tutte le sue promesse.
            VAI AL TEST IMMAGINE a focale 80mm
            VAI AL TEST IMMAGINE a focale 200mm

L'80-200mm ha visto la luce in un'epoca in cui si lavorava con la pellicola.
E' stato pensato per il reportage, perché doveva consentire al fotografo di adattarsi rapidamente
a situazioni eterogenee mantenendo la medesima
qualità e luminosità massima a tutte le lunghezze focali.
Questo compito,
per come la vedo io, viene svolto ancora oggi egregiamente, sia pure con maggiore lentezza nell'autofocus rispetto alle nuove generazioni e una sottile tendenza a quella  fascinosa ruvidezza tipica delle ottiche costruite per
l'analogico ed impiegate sulle fotocamere digitali.


Possiamo chiederci se oggi ha ancora senso cercare di procurarsi
l'80-200mm. 

Anche in questo caso dipende tutto dall'uso che se ne fa.
Un fotografo professionista ha l'esigenza di disporre della massima velocità
e precisione possibile e quindi si avvale di ottiche moderne che si integrano
del tutto con le moderne fotocamere, mentre un fotoamatore può benissimo prendersi tutto il tempo che ci vuole per scattare una foto.
L'altro aspetto, non secondario, è quello economico.
Tra un 80-200mm usato ( e ben tenuto) ed il suo giovane e vigoroso erede
c'è una differenza di costo di diversi bigliettoni. Quindi, considerato che le immagini scattate col primo restano decisamente buone (sono state ritenute superlative fino a qualche anno fa), un pensierino in questa direzione a mio modesto parere andrebbe fatto.

Il mercato e lo status symbol ci costringono a rinnovare le attrezzature
per non apparire obsoleti. Ma è certo che, davanti
ad una bella foto, non vale chiedersi con che ottica sia stata realizzata.
Saperlo, spesso, può riservare sorprese.
E questo aspetto, per fortuna, taglia corto ogni discussione.

S. Benvenga