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C’ERA UNA VOLTA....
Nel 1959 la Nippon Kogaku K. (Compagnia Ottica
Giapponese) dopo un decennio di produzione di
macchine a telemetro, lancia la Nikon F fortunata
primogenita delle reflex Nikon e progettata per essere
al centro di un sistema di obiettivi ed accessori
probabilmente ancora oggi il più vasto al mondo.
Appena un anno dopo, la Nippon Kogaku si rivolge
anche al mercato di massa, mettendo sul mercato la
Nikkorex (1960-192) dotata di un obiettivo 50mm
f/2,5 fisso. Nel 1962 la Nikkorex diventa una reflex
con innesto obiettivi F per costituire una alternativa
economica alla Nikon F. Dotata di otturatore a Copal e
tempo sincro-x a 1/125 sec, ebbe un discreto
successo. Vale la pena di aggiungere che tra i suoi
primati la Nikon vanta anche quello di aver messo in
commercio nel 1963 la Nikkorex zoom 35, che è stata
la prima fotocamera al mondo dotata di un obiettivo
zoom di serie. Si trattava del Nikkor 43-86mm f/3,5 a
doppia ghiera e passo filtri 52mm.
La Nikkorex resta in produzione fino al 1966.
Nel luglio del 1965 la Nippon Kogaku decide che è ora
di lanciare una alternativa economica alla Nikon F ma
di grande qualità. Il modello prende il nome di
Nikkormat FT e il corpo pesa ben 740gr.
Sebbene la Nikkormat FT non dispone della possibilità
di essere motorizzata nè del mirino intercambiabile,
l’otturatore a lamelle metalliche con scorrimento
verticale tipo Copal Square consente tempi di posa
tempi da 1 sec a 1/1000 ed un sincro fash a 1/125
sec. Ma ciò che impressiona è una robustezza di
prim’ordine ed una costruzione accuratissima.
Sul mercato giapponese viene marchiata Nikomat
mentre il marchio Nikkormat viene usato per il
mercato estero.
La Nikkormat ha una copertura del mirino pari al 92%
dell’area inquadrata e l’impostazione sensibilità delle
pellicole compresa tra: ASA 12 - 1600.
Le immagini di questo articolo raffigurano il modello
FTn, che esce nell’ultimo trimestre del 196 col
numero di serie 3500001.
Questo modello è riconoscibile per la lettera N visibile
appena sopra la finestrella dell’esposimetro posto alla
sinistra del pentaprisma.
A differenza della FT, la Nikkormat FTn non pesa
soltanto 10gr in più (750gr), ma ha dei miglioramenti
nella lettura esposimetrica (media a prevalenza
centrale) e la scala dei tempi visibile nel mirino.
La Nikkormat è prodotta sia in versione cromata che
nera. Il modello FTn nel 1973 subisce un ridisegno di
alcune parti (come il rivestimento in plastica della
leva di carica e la finitura in pelle del corpo della
fotocamera).
Il selettore per le velocità è coassiale al bocchettone
d’innesto degli obiettivi.
Al modello Nikkormat spetta la primogenitura in casa
Nikon della prima fotocamera dotata di otturatore a
controllo elettronico. Nel 1972 viene lanciata sul
mercato giapponese la Nikkormat EL, con tempo di
posa da 4sec a 1/1000.
La Nikkormat FTn a partire dal 1975 diventa FT2 con la
sola modifica del contatto caldo per il flash sul
pentaprisma, per armonizzarla alla nuova regina della
Nippon Kogaku, la Nikon F2
Nel 1977 con l’introduzione dell’accoppiamento AI degli
obiettivi la Nikkormat subisce l’ultima innovazione e viene
ribattezzata FT3. Ma è una apparizione veloce. Infatti, a
partire da quell’anno, tutte le fotocamere della casa
giapponese saranno marchiate Nikon. Conseguentemente
i marchi Nikkormat/Nikomat non avranno più ragione
d’esistere.
Nell’immagine, sopra la leva coassiale per la
determinazione dei tempi di posa, i settaggi per le ottiche
(da f/1,2 a f/5,6). Sopra il bottone di sbloccaggio delle
ottiche si vede la leva zigrinata a slitta per pre-
visualizzare la profondità di campo.
CONCLUSIONI
Come appare evidente la Nikkormat è un oggetto da
collezione. Era e rimane una fotocamera di notevole
robustezza in grado ancora oggi di funzionare in modo
assai preciso ed affidabile. La meccanica è di prim’ordine
e averla tra le mani restituisce il senso della solidità.
Oggi si trovano ancora delle ottime macchine ben tenute
a prezzi davvero modesti. Per chi desiderasse provare il
ritorno al fascino di scatti con qualche rullino in BN
sarebbe un’ottima compagna. A costo di apparire fuori
moda nell’epoca del digitale (ma non tanto se si pensa al
successo delle Lomo) credo che dedicarsi anche alla
riscoperta delle vecchie fotocamere analogiche di qualità
non significhi affatto sprecare tempo e soldi, ma cultura e
riscoperta del piacere di una fotografia meditata.
© S. Benvenga