© Salvatore Benvenga 2016
Photography

Gli innesti degli obiettivi (Mounts)

Si parla ovviamente di fotocamere con obiettivi intercambiabili, Possiamo distinguere due grandi classi per quanto attiene alla scelta fatta dai costruttori: quella di adottare un innesto (detto anche attacco) proprietario e quindi esclusivo della propria casa e quello comune anche ad altri. Questa semplificazione tuttavia è puramente indicativa, dato che esistono case che hanno avviato la produzione con un attacco condiviso anche da altri e poi lo hanno sostituito con uno proprietario. Così come esistono case che hanno adottato nel corso della loro storia più attacchi proprietari diversi, dove «diversi» può proprio significare radicalmente diversi e non compatibili. Questo fenomeno si traduce, quando accaduto per una stessa linea di prodotto, in una impossibilità da parte dell’utente di riutilizzare vecchie ottiche sui nuovi corpi macchina o in modo definitivo o a prezzo della perdita di importanti funzioni. Tra gli attacchi «condivisi» si possono annoverare: - Leica M39 - Pentax M42 ( probabilmente il più condiviso in assoluto) - Pentax K - Nikon F ( da parte di produzioni russe come la Zenit) - Exakta ( Topcon) - Contax C/Y ( Contax-Yashica)

Gli Adattatori (Adapters)

Non sono altro che degli anelli di raccordo che da un lato hanno lo stesso attacco degli obiettivi nativi della fotocamera ospitante e, dall’altro, la flangia di innesto della fotocamera per cui è stato costruita l’ottica ospite. Esemplificando, un adattatore per obiettivi passo a vite M42 da montare sulla Sony A7, sarà contrassegnato dalla siglla M42/NEX ed avrà da un lato il bocchettone per innestarsi sulla Sony e dall’altro la flangia per ospitare un obiettivo passo a vite M42 ( detto anche Pentax). Gli adattatori dello stesso tipo sembrano tutti uguali ma in realtà non lo sono. Le differenze di costo dipendono dalla qualità del materiale impiegato, dalla precisione dell’innesto e così via. A mio parere - salvo necessità particolari o assoluto bisogno di risparmiare - meglio stare sulla via di mezzo. Ottime case sono la Novoflex (tedesca e piuttosto costosa), la Fotodiox americana, la giapponese Kindai Rayqual, a seguire la cinese Pixco e la K&F Concept e così via. Ci sono poi produttori artigianali italiani (Lolli) e di nicchia esteri (Hawk’s Factory) che fanno prodotti di alta precisione

L’angolo di campo

Sotto il profilo strettamente tecnico, le lunghezze focali degli obiettivi andrebbero misurate in base all’angolo di campo coperto. Questo concetto assume un valore decisamente importante soprattutto oggi con l’avvento di macchine digitali con sensori di misura diversa, sulle quali è possibile impiegare ottiche progettate per formati superiori. Mi spiego con un esempio: è possibile adottare su una Nikon con sensore APS-C ( quale il modello D300 o D3000) un obiettivo non Dx ma Fx ( ovvero progettato per una pieno formato, detta anche Full Frame, quale una D700 o D850). Stessa cosa accade se impieghiamo un vecchio obiettivo Takumar 50mm passo M42 progettato per l’uso su una 35mm analogica su una Fujifilm XPro1 che è una APS-C. Tuttavia è facile accorgersi che lo stesso obiettivo si comporta in modo diverso sui due sensori di misura diversa. In modo molto approsimativo si dice che quel’obiettivo Takumar 50mm montato su una Fujifilm equivale ad un 75mm dato che la superficie di una pellicola 24x36 mm ( o un sensore Full Frame) è grosso modo 1,5 volte più grande di quella presente su una APS-C Nikon o Fuji (esattamente 1,53 volte). In modo più preciso bisognerebbe dire che l’angolo di campo di un obiettivo 50mm nel Full Frame è pari a 46,79° (arrotondato a 47°) mentre lo stesso obiettivo su una APS-C copre un angolo di campo pari a 31,5°. Dal punto di vista pratico si desume che quanto più è ridotto il sensore - APS-C, Quattro Terzi (4/3)  - tanto più lunga diventa la focale coprendo un angolo di campo inferiore rispetto a quello coperto sul formato maggiore per cui l’obiettivo è stato progettato. Questo aspetto pratico fa sì che nel formato APS-C o 4/3 è più facile avere un guadagno in termini di allungamento della lunghezza focale ma si è penalizzati per quanto riguarda gli angoli di campo più ampi offerti dai garandangolari. Infatti un 14 mm progettato per il 24x36 mm copre un angolo di campo di 114° ( esattamente 114,17°) mentre un 14 mm su una APS-C copre «solo» 90° ( esattamente 90,41°) che corrisponde a quello coperto da un 21mm nel pieno formato. Si evince che per avere l’equivalenza dell’angolo di campo pari a 44° su una Full Frame bisognerà montare un 52mm, mentre su una APS-C Fuji un 35mm. Per ulteriore precisione si ricorda che qui si parla dell’angolo di campo misurato sulla diagonale, non su quello misurato sul lato lungo o corto del sensore/negativo che è anche utile conoscere ma non è quasi mai considerato ai fini pratici. La tabella di conversione si ottiene facilmente attraverso una semplice formula sviluppabile comodamente su un ordinario foglio Excel. Per prima cosa bisogna calcolare la diagonale del sensore o pellicola, attraverso il noto teorema di Pitagora. Come esempio ci avvaliamo del classico 24x36 mm: √(24² + 36²) = √1872 = 43.26 mm la cui metà corrisponde a 21,63 mm segue la formula 2*arcotan (21,63) / lunghezza focale obiettivo, che nel caso di un 50 mm è per l’appunto 46,79° Ne consegue che se volessimo calcolare l’angolo di campo di un grandangolare 28 mm sul 24x36 , la formula ci restituisce 75,37°. Se si varia la misura del sensore ovviamente i calcoli danno un altro risultato. Queste le misure di altri sensori più comuni utili da conoscere per calcolare le relative diagonali: - Nikon 1 :  8,8mm x 13,2 mm - Quattro Terzi : 13 mm x 17,3 mm - APS-C Canon : 14,8mm x 22,2 mm) - APS-C Nikon, Fujj, Pentax, Sony..: 15,6 mm x 23,5 mm
© Lorem ipsum dolor sit Nulla in mollit pariatur in, est ut dolor eu eiusmod lorem 2014
Photography
© Lorem ipsum dolor sit Nulla in mollit pariatur in, est ut dolor eu eiusmod lorem 2014
Photography